Neemia 13:2-21 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (TILC)

2. La ragione era che questi popoli, un tempo, non avevano aiutato gli Israeliti bisognosi di acqua e di cibo. I Moabiti, inoltre, avevano pagato Balaam perché maledicesse gli Israeliti, anche se poi Dio aveva cambiato la maledizione in benedizione.

3. Quando udirono questa legge gli Israeliti decisero di escludere ogni straniero dalla comunità.

6. La stanza era stata data a Tobia mentre io ero assente da Gerusalemme. Infatti nel ∆trentaduesimo anno del regno di Artaserse re di Babilonia, io ero ritornato presso di lui. Ma, dopo un po’ di tempo ottenni nuovamente il permesso

7. di venire a Gerusalemme. Solo allora seppi che Eliasìb aveva concesso a Tobia una stanza che dava sul cortile del tempio. Disapprovai questo fatto

8. e fui così contrariato che feci buttar fuori da quella stanza tutta la roba di Tobia e

9. purificare il locale. Vi depositai di nuovo gli oggetti sacri del tempio, le offerte e l’incenso.

10. Seppi anche che non veniva più versato il contributo per i leviti: per vivere, ognuno di loro era dovuto tornare a lavorare i suoi campi. Lo stesso era accaduto ai cantori.

11. Rimproverai aspramente le autorità perché avevano trascurato i doveri verso il tempio. Poi mandai a chiamare leviti e cantori e li rimisi nelle loro funzioni.

12. Tutti gli abitanti della Giudea ricominciarono a portare nei magazzini del tempio la decima parte dei raccolti di grano, vino nuovo e olio.

13. Nominai come sorveglianti ai magazzini il sacerdote Selemia, il segretario Sadoc e il levita Pedaià, aiutati da Canan figlio di Zaccur e nipote di Mattania. Erano ritenuti persone oneste e li incaricai di distribuire le offerte agli altri leviti e sacerdoti.

14. «O mio Dio, ricordati di me e non dimenticare tutto quel che ho fatto per il tempio e per il culto!».

15. In quel tempo mi accorsi anche di altri fatti: alcuni, in Giudea, pigiavano l’uva in giorno di sabato; altri, sempre in giorno di sabato, trasportavano a dorso d’asino grano, vino, uva, fichi e altra merce fino a Gerusalemme. Io li avvertii che non era il giorno per vendere e comprare.

16. Anche gente di Tiro, che abitava a Gerusalemme, si procurava pesce e altre merci per venderle in giorno di sabato agli abitanti della città e della Giudea.

17. Intervenni presso le autorità della Giudea e dissi loro: «Vi rendete conto del male che fate? Voi non rispettate il carattere sacro del sabato.

18. Anche i vostri padri hanno agito così, ma Dio ha fatto venire su di noi e la nostra città tutti i mali che ben ricordate. Se non rispettate il sabato voi attirate castighi sugli Israeliti».

19. Diedi l’ordine di chiudere le porte di Gerusalemme al tramonto prima del sabato e di non riaprirle fino alla sera successiva. Inoltre misi di guardia alcuni miei collaboratori perché non entrasse in città nessun carico in giorno di sabato.

20. Per uno o due sabati alcuni mercanti, con le loro merci di ogni genere, passarono la notte fuori della città.

21. Ma diedi loro questo avviso: «Se passate ancora la notte sotto le mura della città, vi farò arrestare». Da allora, di sabato, non vennero più mercanti.

Neemia 13