Secondo Libro dei Re 18:15-30 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

15. Ezechia diede tutto l'argento che si trovava nella casa del Signore, e nei tesori del palazzo del re.

16. Fu allora che Ezechia, re di Giuda, staccò dalle porte del *tempio del Signore e dagli stipiti le lame d'oro di cui egli stesso li aveva ricoperti, e le diede al re d'Assiria.

17. Il re d'Assiria, da Lachis, mandò a Ezechia, a Gerusalemme, il generale in capo, il capo delle guardie e il gran coppiere con un grande esercito. Essi salirono e giunsero a Gerusalemme. Quando arrivarono, si fermarono presso l'acquedotto dello stagno superiore, che è sulla strada del campo del lavandaio.

18. Chiamarono il re; ed Eliachim, figlio di Chilchia, sovrintendente del palazzo, andò da loro con Sebna, il segretario, e con Ioa, figlio di Asaf, l'archivista.

19. Rabsaché disse loro: «Andate a dire a Ezechia: “Cosí parla il gran re, il re d'Assiria: Che fiducia è questa che tu hai?

20. Tu dici che, per fare la guerra, consiglio e forza sono soltanto parole; ma in chi metti la tua fiducia per osare di ribellarti a me?

21. Ora ecco, tu confidi nell'Egitto, in quel sostegno di canna rotta, che penetra nella mano di chi vi si appoggia e gliela fora; cosí è il *faraone, re d'Egitto, per tutti quelli che confidano in lui.

22. Forse mi direte: Noi confidiamo nel Signore, nel nostro Dio. Ma non è forse quello stesso di cui Ezechia ha soppresso gli alti luoghi e gli altari, dicendo a Giuda e a Gerusalemme: Voi adorerete davanti a questo altare a Gerusalemme?

23. Ora, fa' una scommessa con il mio signore, il re d'Assiria: Io ti darò duemila cavalli, se tu puoi fornire altrettanti cavalieri da cavalcarli.

24. Come potresti tu far voltare le spalle a un solo ufficiale, uno dei minimi servitori del mio signore? Ma tu confidi nell'Egitto, per avere carri e cavalieri.

25. Adesso sono forse salito senza il volere del Signore contro questo luogo per distruggerlo? Il Signore mi ha detto: Sali contro questo paese e distruggilo”».

26. Allora Eliachim, figlio di Chilchia, Sebna e Ioa dissero a Rabsaché: «Ti prego, parla ai tuoi servi in *aramaico, perché noi lo capiamo; non parlarci in lingua giudaica poiché il popolo che sta sulle mura ascolta».

27. Ma Rabsaché rispose loro: «Il mio signore mi ha forse mandato a dir queste parole al tuo signore e a te solamente? Non mi ha forse mandato a dirle a questi uomini che stanno sulle mura e che presto saranno ridotti a mangiare i loro escrementi e a bere la loro urina con voi?»

28. Allora Rabsaché, stando in piedi, gridò ad alta voce, e disse in lingua giudaica: «Udite la parola del gran re, del re d'Assiria!

29. Cosí parla il re: Non v'inganni Ezechia; poiché egli non potrà liberarvi dalle mie mani;

30. né vi faccia Ezechia riporre la vostra fiducia nel Signore, dicendo: “Il Signore ci libererà di certo, questa città non sarà data nelle mani del re d'Assiria”.

Secondo Libro dei Re 18