Lettera ai Romani 14:10-23 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

10. Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio;

11. infatti sta scritto: «Come è vero che vivo», dice il Signore, «ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio».

12. Quindi ciascuno di noi renderà conto di sé stesso a Dio.

13. Smettiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; decidetevi piuttosto a non porre inciampo sulla via del fratello, né a essere per lui un'occasione di caduta.

14. Io so e sono persuaso nel Signore Gesú che nulla è impuro in sé stesso; però se uno pensa che una cosa è impura, per lui è impura.

15. Ora, se a motivo di un cibo tuo fratello è turbato, tu non cammini piú secondo amore. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto!

16. Ciò che è bene per voi non sia dunque oggetto di biasimo;

17. perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo.

18. Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini.

19. Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione.

20. Non distruggere, per un cibo, l'opera di Dio. Certo, tutte le cose sono pure; ma è male quando uno mangia dando occasione di peccato.

21. È bene non mangiar carne, né bere vino, né far nulla che possa essere occasione di caduta al fratello.

22. Tu, la fede che hai, serbala per te stesso, davanti a Dio. Beato colui che non condanna sé stesso in quello che approva.

23. Ma chi ha dei dubbi riguardo a ciò che mangia è condannato, perché la sua condotta non è dettata dalla fede; e tutto quello che non viene da fede è peccato.

Lettera ai Romani 14