Giobbe 14:1-15 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

1. «L'uomo, nato di donna, vive pochi giorni, ed è sazio d'affanni.

2. Spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un' ombra, e non dura.

3. E sopra un essere cosí, tu tieni gli occhi aperti e mi fai comparir con te in giudizio!

4. Chi può trarre una cosa pura da una impura? Nessuno.

5. Se i suoi giorni sono fissati, e il numero dei suoi mesi dipende da te, e tu gli hai posto un termine che egli non può varcare,

6. distogli da lui lo sguardo, perché abbia un po' di tranquillità, e possa godere come un operaio la fine della sua giornata.

7. Per l'albero almeno c'è speranza; se è tagliato, rigermoglia e continua a mettere germogli.

8. Quando la sua radice è invecchiata sotto terra, e il suo tronco muore nel suolo,

9. a sentir l'acqua, rinverdisce e mette rami come una giovane pianta.

10. Ma l'uomo muore e perde ogni forza; il mortale spira, e dov'è egli?

11. Le acque del lago se ne vanno, il fiume vien meno e si prosciuga;

12. cosí l'uomo giace, e non risorge piú; finché non vi siano piú cieli egli non si risveglierà né sarà piú destato dal suo sonno.

13. Oh, volessi tu nascondermi nel *soggiorno dei morti, tenermi occulto finché l'ira tua sia passata, fissarmi un termine, e poi ricordarti di me!

14. Se l'uomo muore, può egli tornare in vita? Aspetterei fiducioso tutti i giorni della mia sofferenza, finché cambiasse la mia condizione:

15. tu mi chiameresti e io risponderei, tu vorresti rivedere l'opera delle tue mani.

Giobbe 14