Giovanni 10:12-22-23 La Parola è Vita (PEV)

12. Un dipendente, quando vede avvicinarsi un lupo, scappa a gambe levate e lascia le pecore indifese. Che gliene importa di loro? Non sono mica sue! Così il lupo assale il gregge, prende alcune pecore, mentre altre scappano.

13. È naturale che il dipendente se la dia a gambe, perché lavora per soldi e quindi le pecore non gli stanno a cuore.

14. Io, invece, sono il buon pastore, conosco le mie pecore e loro mi conoscono,

15. proprio come mio Padre conosce me ed io conosco lui; e per le pecore do la vita.

16. In un altro ovile ho altre pecore da guidare. Anchʼesse daranno ascolto alla mia voce, e allora ci sarà un solo gregge con un solo pastore.

17. Il Padre mi ama, perché sacrifico la mia vita, per riprenderla poi di nuovo.

18. Nessuno può togliermela; sono io che la offro di mia iniziativa, perché ho il diritto e il potere di offrirla e riprenderla, quando mi pare. Il Padre stesso mi ha dato questo ordine».

19. A queste parole, le opinioni dei Giudei sul conto di Gesù furono di nuovo contrastanti.

20. Molti di loro dicevano: «È indemoniato e pazzo, perché lo ascoltate?»

21. Altri invece dicevano: «Non ci sembra proprio indemoniato! Può, forse un demonio aprire gli occhi ai ciechi?»

22-23. Era inverno. In quel periodo si celebrava a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Gesù si trovava nel tempio e passeggiava sotto il portico di Salomone.

Giovanni 10